“Non sono, in senso assoluto, pazzo” – Van Gogh
L’osservazione introspettiva e spesso citata nella lettera del 22 Marzo 1889 a suo fratello Theo da Arles è più precisa: “Per quanto posso giudicare non sono pazzo, nel senso stretto del termine”. Paul Gachet, che gestiva un sanatorio ed era anche un pittore, ospitò Vincent nella sua struttura ad Auvers-sur-Oise, vicino ad Arles, più o meno in quel periodo. Egli incoraggiò l’artista a cullarsi nell’idea romantica, allora corrente, che la sua malattia mentale e la sua vita tormentata fossero i segni esteriori del suo genio. All’epoca c’erano comunque pochi mezzi disponibili per assistere chi soffriva di patologie neurologiche.
Durante la seconda metà del diciannovesimo secolo i sanatori assomigliavano generalmente alla struttura del dottor Downward, il Friendvale Sanatorium di Armadale, dal romanzo di Wilkie Collins del 1866. Dotati di apparecchi galvanici e di sistemi per il trattamento elettrico dei disturbi nervosi, i proprietari si davano un gran daffare per evitare che le loro strutture fossero chiamate manicomi.
Data la predilezione di van Gogh per le bevande forti, le donna disinvolte e, si crede, l’uso incauto del velenoso colore bianco a base di piombo, una tale istituzione medica non offrì certamente molto per prevenire la morte melodrammatica del 37enne van Gogh, avvenuta per mano dello stesso ad Arles nel 1890.
Gli artisti oggi sono più attenti a come manipolano i prodotti chimici: per ragioni di salute e sicurezza fumano meno e, allo stesso tempo, scoraggiano i visitatori dal fumare mentre sono nello studio. Gli alti rischi per la salute associati ai colori tossici, sempre presenti, alle sostanze infiammabili a base di olio, vernice, diluenti e solventi per artisti sono, generalmente, familiari a tutti. I rischi sono ancora maggiori, soprattutto, per quei colori che l’artista usa in forma di polvere. Questi pigmenti sono comunemente impiegati nell’affresco e nella ceramica. I pigmenti per artisti finemente macinati a base di metalli pesanti sono distruttivi per il sistema nervoso, essendo inalati quando si fuma o assorbiti attraverso la pelle. I classici pigmenti killer erano già riconosciuti all’inizio del XVIII secolo. [1] Erano in gran parte a base di metallo il bianco di piombo, il rosso di piombo, il bianco a scaglie, il giallo cromo di piombo, l’arancione e il giallo di Napoli (antimonio).
Rembrandt van Rijn è stato un pittore che ha rappresentato con meticolosa precisione se stesso nei suoi numerosi autoritratti, fin dai primi tentativi di affermarsi come pittore indipendente a Leida, sua città natale.
L’anziano Rembrandt circondato da amici; Sanguigna, grafite e acquerello su carta.
I dipinti di se stesso continuarono a essere eseguiti anche quando il suo successo artistico raggiunse l’apoteosi, diventando il più ricercato ritrattista della Amsterdam alla moda e continuarono fino ai suoi ultimi anni, frugali e modesti, vissuti al n. 4 di Breestraat nel quartiere ebraico formato da case modeste. Ciò che colpisce è il contrasto tra gli autoritratti creati prima delle sue disgrazie e quelli eseguiti alla fine della sua vita, dove si nota il rapido degrado del suo stato fisico. Il periodo coincide con il declino della sua fortuna personale e commerciale, e con la bancarotta e l’inventario fallimentare dei suoi dipinti realizzati a partire dal 1656, oltre alla perdita dei beni di famiglia.
Rembrandt van Rijn, 1652 Autoritratto Grande. L’artista era all’apice della sua fama artistica ma sull’orlo del disastro finanziario. Olio su tela, 112 x 81,5 cm. Kunsthistorisches Museum, Vienna. |
Rembrandt, 1669 Autoritratto. Uno degli ultimi dipinti che il maestro olandese ha completato. Olio su tela, 63,5 x 57,8 cm. Mauritshuis, L’Aia |
C’è una progressione cronologica simile nei quadri di JMW Turner, che passò dallo stile cartografico dei suoi primi acquerelli topografici alla felice confusione della tela del 1844 nella National Gallery di Londra, Rain, Steam and Speed-The Great Western Railway, con la sua prospettiva aerea, gli effetti atmosferici e le macchie di colore. Questa nuova tecnica rivoluzionaria sconvolse i colleghi della Royal Academy e anche i suoi contemporanei in generale criticarono fortemente questo stile di pittura, considerato poco ortodosso. Questo senza contare i suoi quaderni di schizzi, i disegni e gli studi di colore che il mondo dell’arte per molti decenni ha liquidato come un’opera di scarabocchi selvaggi.
Per John Ruskin, il “Boswell” di Turner, le sue opere più tardive avevano solo un valore documentario. Il critico d’arte vittoriano era fermamente convinto che gli ultimi quadri a olio e gli schizzi ad acquerello, fatti dal 1845 in poi in questo stile libero e molto calligrafico, erano la prova che la mente di Turner fosse ormai in declino e che mostrassero il peggioramento della sua salute e della sua vista, sempre più debole.
William Hogarth, il pittore inglese del XVIII secolo, corse un grave rischio a causa della sua arte quando, con un gruppo di colleghi pittori, tra cui Thomas Hudson, approfittò del trattato di pace di Aix-la-Chapelle per visitare Parigi. A Calais, in attesa della nave che doveva riportarlo in Inghilterra, Hogarth venne arrestato dalle autorità francesi con il sospetto di essere una spia inglese. Fu infatti notato mentre realizzava disegni della Porta e del ponte levatoio, e si sospettò che lo facesse per scopi militari. Il governatore di Calais tuttavia, rendendosi conto di avere a che fare con un artista di spicco, alla fine lo rilasciò ed egli potuto continuare il suo viaggio in traghetto verso casa.
Hogarth non amava i francesi, soprattutto perché i loro artisti erano preferiti dagli acquirenti d’arte inglesi, che li preferivano al prodotto nazionale. Ben presto, comunque, l’artista si vendicò dell’ “attentato” alla propria dignità subito a Calais. L’artista nel 1748 convertì infatti i disegni che lì aveva fatto in un dipinto a olio. La tela mostrava un arrosto di manzo consegnato sotto scorta a una taverna inglese di Calais, chiamata Lion d’Argent, guardato con invidia dai soldati francesi affamati e da un sfinito mercenario scozzese.
William Hogarth: firmato e datato 1749 olio su tela, 94,5 x 78,5 cm conosciuto variamente come The Roast Beef of Old England, oppure, The Gate of Calais. Tate Gallery, Londra.
Claude Monet aveva 65 anni nel 1905 quando, cominciò a constatare che vedeva i colori con meno intensità di prima, un problema serio per un pittore impressionista dove l’occhio è fondamentale. Nel corso del decennio successivo divenne evidente che la sua scarsa percezione dei colori era dovuta alla cataratta che aveva contratto in entrambi gli occhi.
Il trattamento della cataratta all’epoca fu una procedura molto dolorosa e fastidiosa, spesso con conseguenze incerte. Tuttavia, all’età di 82 anni accettò finalmente che non c’era alternativa e accettò che uno dei suoi occhi venisse operato. Dopo l’intervento l’artista fu costretto a passare settimane immobili al buio con entrambi gli occhi coperti da bende.
Monet fu in grado di continuare a lavorare con successo fino agli ottant’anni dopo l’intervento chirurgico agli occhi. Egli, usando gli occhiali ed evitando il riflesso della luce del sole con l’aiuto di un cappello di paglia a falda larga, riuscì ancora a proseguire la sua opera artistica lavorando all’aperto. Le sue tele più tardi divennero sempre più astratte, con aree di ampie pennellate di colore che li facevano assomigliare ai dipinti di Willem de Kooning.
Monet ha seguito la tradizione dei suoi predecessori, da Tiziano a Rembrandt, da Turner a Walter Sickert, che hanno adottato questo stile astratto nei loro ultimi anni. È sempre possibile che alcuni di questi artisti abbiano dovuto fare i conti con una vista che non funzionava, come quella di Monet, e l’abbiano trasformata a loro vantaggio, creando in seguito, dei opere d’arte uniche.
Maurice Utrillo era il figlio dell’artista Suzanne Valadon, allora un modello diciottenne che posò per Berthe Morisot, Renoir, Toulouse-Lautrec, Puvis de Chavannes e Degas, pittori che rappresentavano l’elite della Belle Époque parigina. Durante l’infanzia egli fu affidato a balie e lasciato in gran parte a se stesso.
Utrillo mostrò presto segni d’instabilità mentale, aggravati dall’alcolismo che sviluppò come studente. I bambini sono sovente attratti da compagni di classe fragili e deboli. E per questo, fu tormentato e maltrattato dai suoi compagni di classe. Studente solitamente indolente era comunque premiato in matematica. La tendenza è di vedere Utrillo come se avesse vissuto un’infanzia deprivata e senza amore. Tuttavia, il talento artistico di Suzanne Valadon assicurò la prosperità finanziaria e il suo matrimonio, nel 1896, con il ricco agente di cambio Paul Moussis, quando Utrillo aveva tredici anni, assicurò che frequentasse le buone scuole pubbliche parigine.
Il suo alcolismo e, come per van Gogh, una predilezione per l’assenzio, aumentarono man mano che si avvicinava alla maturità. Utrillo iniziò a dipingere paesaggi nel 1904, incoraggiato da sua madre che ormai era una pittrice professionista di successo. Anch’egli, come van Gogh, passò regolarmente del tempo in istituti per malati mentali. Sua madre, infatti, lo fece internare nel sanatorio di Sant’Anna a Neuilly per un breve periodo, Questo confinamento e il suo continuo alcolismo crearono ostacoli al suo sviluppo artistico; tuttavia, l’originalità dei suoi lavori e la sua qualità come pittore emersero ugualmente. Il governo francese riconobbe ufficialmente la sua importanza come pittore onorandolo, nel 1920, con la Croce della Légion d’honneur.
Utrillo, sempre fragile mentalmente, accumulò alla fine una cerchia di parenti e di persone interessate che, attratte dal suo successo finanziario, lo incoraggiarono ad aumentare costantemente la sua produzione di vedute di Montmartre, il quartiere di Parigi in cui si era specializzato. Queste tele erano spesso ispirate, oppure copiate, da cartoline illustrate che mostravano scene caratteristiche della Parigi dell’epoca. Inevitabilmente, si ripensa ai dipinti dell’artista rinascimentale Pietro Perugino, artista le cui tele degli ultimi anni sono spesso pastiches o ricicli incuranti delle sue opere precedenti. Copie in serie degli ultimi Utrillo si trovano ancora oggi nella Place du Tertre vicino al Sacro Cuore, vendute ai turisti. È interessante notare che il deterioramento finale della produzione artistica di Utrillo fu causato non dalla sua instabilità mentale o dall’alcolismo, ma piuttosto dalla ricchezza che la sua fama ormai acquisita a livello internazionale aveva provocato.
Un’altra preda d’instabilità mentale, alcolismo e rapporti conflittuali con le donne, come van Gogh e Maurice Utrillo, fu il loro quasi contemporaneo, Edvard Munch. Nato in Norvegia nel 1863 in una famiglia con una storia di problemi mentali e di cattiva salute fisica, fu invece un artista che riuscì a incanalare le sue forme di depressione, nevrosi e una più che deprimente infanzia tormentata dalla morte, in una forma d’arte universalmente accettata, ed è tuttora riconosciuto come il precursore dell’Espressionismo.
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