Monaco attirò gli artisti nel Principato, a partire dal Rinascimento
Oggi, come in passato, la frontiera attira la crème de la crème. Questa diaspora ha creato una propria letteratura specificaNel corso dei secoli, la Riviera sui due lati della frontiera attirò poeti come Percy B. Sherry, Lord Byron, W.B.Yeats e Ezra Pound nonché pittori di fama. Oggi, come nel passato, la frontiera attira i rifugiati così come la crème de la crème .
Uno dei maestri della scrittura italiana recente è Francesco Biamonti di San Biagio della Cima, in provincia di Imperia. Nel suo romanzo del 1991 ‘Vento Largo’, ha descritto la vita di un passeur, Vari Sabel, da un villaggio, (forse San Biagio della Cima, sullo stesso territorio italiano), che porta disperati e apolidi rifugiati illegali oltre il confine ligure in Provenza, lungo sentieri non segnati e pericolosi un tempo usati da pastori, soldati e contrabbandieri.
I percorsi nascosti, precipitosi e rocciosi rendevano la frontiera franco-italiana difficile da attraversare nel XIX secolo. La natura del promontorio scosceso su cui è stato costruito Monaco lo rendeva particolarmente inaccessibile. Nella prima metà del XIX secolo, i viaggiatori da San Remo a Marsiglia utilizzavano lunghe carrozze trainate da cavalli con sedili di legno simili a tram per trasportare venti passeggeri. Il sistema ferroviario adottò lo stesso tipo di carrozza in forma modificata quando fu introdotto sulla Costa Azzurra nel 1868. Il viaggio in carrozza, che durava giorni, era costantemente interrotto e la frequenza dei controlli doganali a sorpresa e le ispezioni fiscali arbitrarie rendevano il percorso fastidioso e difficile.
La SS. Palmaria che porta i giocatori da Nizza a Monte-Carlo
Casinò prima dell’arrivo della ferrovia nel 1868
Prima di allora, i visitatori potevano visitare differenti città e paesi sulla costa, in particolare il Principato di Monaco, solo in barca. Il commercio, i mercanti e gli artisti viaggiavano attraverso i passi di montagna tra Piemonte, Liguria e Provenza. La zona costiera ligure si estende da Cap Martin in Francia a Capo Corvo in Italia. Le famiglie locali come i Doria, la Repubblica di Genova e i vari principi cardinali di Genova custodivano e combattevano gelosamente per il commercio su queste rotte lucrative.
I visitatori dell’entroterra della Riviera sono spesso sorpresi di imbattersi in capolavori dell’arte medievale in quelli che ancora oggi sono relativamente inaccessibili paesi della montagna ligure occidentale. A Pigna si trova una monumentale pala d’altare di San Michele dipinta da Giovanni Canavesio, pittore di Pinerolo, Piemonte, nel 1500. È rimasta nella chiesa parrocchiale di San Michele fino a oggi. (A parte il 1997 quando fu sottratta la tavola centrale, poi recuperata dai carabinieri in una strada provinciale di Como). L’artista lavorò nel ponente ligure e nelle Alpi Marittime nel 1482. La Pigna Predella è la sua ultima opera firmata conosciuta. Artisti di questa levatura sono la ragione principale per cui gli stili pittorici liguri e piemontesi dominano l’arte monegasca del primo Rinascimento.
Il Principato di Monaco aveva una tradizione lunga, fin dal Rinascimento, di incoraggiare gli artisti italiani a lavorare e vivere a Monaco. Un pittore importante del primo Rinascimento Louis Bréa, e in misura minore, suo fratello Antoine, fu già seriamente impegnato in importanti commissioni fino al 1500 e al 1505 nel Principato. Il Principato di Monaco aveva una tradizione lunga, fin dal Rinascimento, di incoraggiare gli artisti italiani a lavorare e vivere a Monaco. Un importante pittore del primo Rinascimento Louis Bréa, e in misura minore, suo fratello Antoine, fu già seriamente impegnato in importanti commissioni fino al 1500 e al 1505 nel Principato. La pala d’altare di San Nicola di Louis Bréa, nella Cattedrale di Monaco dipinta intorno al 1550, è il più antico dipinto di maestri di nota nel Principato. Questo capolavoro, curiosamente, mostra l’influenza delle scuole contemporanee di Avignone e della Catalogna con alcune tracce di arte fiamminga. C’è anche un notevole suggerimento del tipo di pittura praticata nel sud della Germania; è un esempio interessante di come tali stili fossero così internazionali all’epoca, con i pittori che assorbivano idee sia dall’arte italiana che da quella gotica.
Luigi Brea (Nizza c.1450 – Genova c1523). Pala d’altare di S.Nicolas. Olio su tavola, Cattedrale di Monaco.
L’influenza di Luigi Bréa si estese da Savona – dove collaborò nel 1490 a importanti progetti pittorici con Vincenzo Foppa, un maestro dello stile post-gotico – a Genova e a Palazzo Bianco. Luigi Grimaldi – un nobile allora proprietario di Palazzo Bianco – probabilmente commissionò a Bréa questa pala d’altare e altre opere significative. La pala di San Nicola – una delle rare opere d’arte monegasche esistenti, prima della Rivoluzione francese che non sono state distrutte o disperse – è il punto di partenza per la storia dell’arte del principato.
Stefano Grimaldi tutore del futuro erede al trono di Monaco, Onorato I° aveva convertito lo stile architettonico del castello di Monaco dalla sua originale forma di struttura medievale pesantemente fortificata (e anche il suo interno), più vicino a quello dei palazzi della nobiltà genovese contemporanea. Oltre agli architetture esistenti che conosciamo oggi, Peter Paul Rubens durante il suo soggiorno a Genova realizzò disegni completi di questi stessi edifici. In seguito li pubblicò al suo ritorno ad Anversa.
Gli stretti legami che esistevano tra Genova e Monaco furono la ragione per cui gli artisti rinascimentali genovesi – e in particolare i pittori, specialisti nella tecnica dell’affresco, che lavorarono per i duchi di Grimaldi a Genova – furono chiamati a decorare il palazzo recentemente ricostruito del Principe. Lazzaro Calvi è stato uno dei primi artisti sotto contratto. Nato nel 1502, – egli, secondo una leggenda molto, inaffidabile, morì all’età di centocinque anni – il suo stile pittorico era basato su quelli di Luca Cambiaso e Pierin del Vaga. È interessante notare che quest’ultimo era stato uno degli studenti di Raffaello.
Del Vaga fu incaricato di creare una serie di affreschi presso i palazzi dell’ammiraglio Andrea Doria e di altri notabili genovesi. Di conseguenza, introdusse il suo stile – e indirettamente, quello di Raffaello – all’arte ligure e monegasca che continuò fino ai secoli successivi. Il particolare stile degli affreschi dipinti da Del Vaga a Monaco – chiamato grisaille, tinte monocrome di grigio – è ancora praticato nell’attuale Liguria. I fiori e gli animali grotteschi che Pierin del Vaga dipinse sui portici e nei medaglioni del cortile principale del Palazzo Reale di Monaco. Essi mostrano l’influenza dei più celebri pittori urbinate.
Questi affreschi furono una nuova interpretazione ispirata al Rinascimento dell’antica scultura romana a bassorilievo. La maniera classica romana riappare non solo nei dipinti di Raffaello, ma anche in Mantegna e, naturalmente, in Michelangelo. Gli affreschi nel cortile principale della facciata del Palazzo del Principe a Monaco, ‘Le fatiche di Ercole’, sono stati anche attribuiti a Luca Cambiaso di Genova (1527-1585), un artista spesso impiegato dalla famiglia Grimaldi per lavorare nel loro palazzo Genovese. Potrebbe anche aver collaborato con Lazzaro Calvi intorno al 1552. Nei secoli successivi gli affreschi si deteriorarono registrato che erano ancora visibili nel 1870 quando un oscuro artista, Philibert Florence, tentò di restaurarli.
Ad attraversare avanti e indietro il confine nello stesso momento di Philibert Florence c’erano i ben noti Pierre-Auguste Renoir e Claude Monet. Nel dicembre 1883, fecero una visita di due settimane a Bordighera, innamorandosi della bellezza del paesaggio, del splendore della regione di confine e dei suoi dintorni verdeggianti.
Claude Monet, La barca a vela Aurore,
Porto di Monaco 1884, Palazzo Ruspoli, Roma
Amavano il sole perpetuo e le possibilità che creava per sviluppare l’arte impressionista. La loro raison d’être fu sempre la possibilità di comporre tele all’aperto piuttosto che crearle in uno studio. Claude Monet, in particolare, era consapevole di questi vantaggi e tornò, per lavorare a Bordighera e Dolceacqua da gennaio a marzo 1884.
Fu un periodo che scatenò un’esplosione di energia e l’artista divenne una vera e propria macchina pittorica, creando splendidi paesaggi a Monaco, Rocquebrune, raffiguranti le palme e i pini di Bordighera, Saint-Raphaël, vedute di Dolceaqua, la Via Romana, Bordighera Superiore e la Vallata di Sasso.
La grande produzione di Monet del 1884 sulla Riviera crea una gioia e una scossa di piacere quando inaspettatamente ritroviamo questi stessi quadri che ha completato in questa regione: sono ora al Musée Marmottan di Parigi e al Metropolitan Museum di New York.
I “boat people” nordafricani ammassati alla frontiera di Ventimiglia sono incoraggiati da moderni passeur che, per 200 euro, li portano oltre i confini di St. Louis e Sospel, nelle Alpi Marittime, sui loro motorini. Il sogno di questi nuovi migranti di raggiungere la terra promessa della Francia e oltre sarà uno stimolo e un incubatóre per il futuro dell’arte, della letteratura e della creatività in Riviera?