DOVE SONO LE GRANDI PITTRICI DEL PASSATO?

Seppellite sotto una montagna di grandi pittori, uomini.


Elena d’Egitto; mosaico pavimentale ‘Alessandro Magno e Dario III nella battaglia di Issus’, Museo Archeologico Nazionale, Napoli. È stato scoperto durante l’800 a Pompei, presso la Casa del Fauno, un mosaico pavimentale che sembrerebbe ispirato da un quadro preesistente.

Le antiche pittrici sono sepolte sotto una montagna di maestri uomini, alcuni bravi, altri meno; purtroppo però le grandi artiste donne sono poche. Sfogliando il dizionario delle artiste di Benezit (l’equivalente a stampa dell’Encyclopædia Britannica per gli appassionati d’arte) con i suoi quattordici volumi di 20.000 pagine e 170.000 voci, si vede che, prima del 1850, le artiste europee sono una percentuale minima di tutte le artiste citate.

Durante l’epoca greca e romana, Plinio il Vecchio e altri scrittori classici menzionano l’esistenza di artiste greche, la maggior parte della quale però, apparentemente, lavorava nel campo delle arti decorative. Una delle poche pittrici nominate dell’epoca greca, Elena d’Egitto, è ritenuta l’autrice di un importante quadro perduto, Alessandro il Grande e Dario III nella battaglia di Issus.

Prendiamo il manoscritto miniato, una delle forme più complete di arte visiva del Medioevo. Oggetto d’arte, complesso e costoso, il manoscritto miniato costituì una vera e propria fonte di reddito per i monasteri, dalla caduta dell’Impero Romano in poi. È grazie a questi testi che ci sono stati tramandati i canoni dell’arte classica, riscoperti poi nei manufatti ritrovati a Roma, all’epoca di Michelangelo. Ma non solo opere classiche: ci sono pervenuti anche diversi testi evangelici, riccamente decorati con pigmenti rari e  in oro brunito.

Un manoscritto particolarmente notevole fu il Libro di Kells, un capolavoro di manoscritti miniati del VII secolo, trovato in un monastero irlandese e ora conservato a Dublino, al Trinity College. Queste bellissime creazioni furono il prodotto di anonimi artisti maschi. Purtroppo, l’unica artista femminile identificabile del Medioevo che possiamo identificare risale a Ildegarda di Bingen (1098-1179), una priora della Renania.

Spesso gli impegni familiari delle donne riducevano notevolmente le loro possibilità, e in più esse non subivano la pressione della necessità di lavorare per vivere. Il che risultava in un inferiore impatto sul mercato d’arte. Artiste importanti come la ricca e indipendente Mary Cassatt (1844-1926), o la proprietaria terriera Berthe Morisot – entrambe impressioniste – limitavano il loro soggetto ai bambini e ai temi materni, mentre dipingevano nello spazio ristretto della casa o della nursery.

Germaine Greer, femminista anglo-australiana dalla voce analoga a quella di Erica Jong, pubblicò nel 1979 un manuale importante e documentato sulle donne artiste nell’antichità, presentando anche le loro opere. Il libro si intitola “La corsa agli ostacoli” (The Obstacle Race), e detiene il merito d’aver messo in discussione la preponderanza di maestri maschi, nei libri di storia dell’arte. Dalle illustrazioni presenti nel libro, tuttavia, evinciamo che la maggior parte delle donne del Rinascimento non presentavano doti artistiche eccezionali, escluse ovviamente le eccezioni di Artemisia Gentileschi o, più tardi, Angelica Kauffman. Diverse ottime artiste si registrano anche, come rivelato dal libro, nell’epoca rococò.

La maggior parte erano figlie di artisti e impararono a dipingere nella bottega dei loro padri. Allo stesso modo, i figli e i nipoti di pittori di spicco che lavoravano per i loro padri, molto raramente hanno assunto un ruolo di rilievo. Hanno sostanzialmente vissuto di rendita, sfruttando la notorietà delle opere dei progenitori illustri. Questi artisti di seconda generazione facevano pratica utilizzando il patrimonio del Maestro, come i disegni rimasti nello studio, i cartoni, i bozzetti. Realizzavano così diverse copie, rielaborazioni o variazioni delle opere di successo dei maestri. Queste opere riuscivano a mantenere in vita la bottega anche per diverse generazioni, anche se con una qualità sempre più scarsa. Gli artisti di talento, invece, provenivano perlopiù da ambienti extra-artistici. Di norma, avevano svolto un apprendistato presso un importante pittore, e dovevano il loro eventuale successo eventuale a un loro talento personale.

Ad esempio, Marietta Robusti, la figlia del Tintoretto, cresceva e assisteva il padre in bottega. I primi biografi del Tintoretto fanno riferimento al suo affetto morboso per la figlia, e alla sua abitudine di portarla con sé in ogni lavoro, vestita da ragazzo. Marietta fu ritrattista e pittrice di talento, come la madre, l’amante tedesca e altolocata di Tintoretto prima del suo matrimonio con Faustina de Vescovi..


Matthew Moss, Matteo, pittore, davanti alla casa del Tintoretto a Venezia.

Marietta Robusti fu tanto apprezzata alla sua epoca da ricevere l’invito a divenire pittrice di corte presso Filippo II di Spagna. Scelse, però, di rimanere a Venezia, dove sposò Mario Augusta, gioielliere, e dove morì trentenne nel 1590. L’unica opera a lei attribuita in nostro possesso è, probabilmente, un autoritratto agli Uffizi. Invece non possediamo nessuna delle opere della madre.

Lavinia Fontana, (Bologna 1552 – Roma 1614),  Visita della Regina di Saba a Salomone’ (dopo 1589), Galleria Nazionale d’Irlanda.

Abbiamo poi Lavinia Fontana, figlia di Prospero Fontana, la quale iniziò l’apprendistato nella bottega del padre e apprese una tecnica manierista con un deciso accento veneziano. L’artista sposò uno degli assistenti del padre, il nobile bolognese Gian Paolo Zappi, il cui discendente conte Zappi di Imola è tutt’oggi in possesso di un precoce autoritratto della Fontana.  L’artista ebbe una bottega di successo, e riuscì a liberarsi dalle imposizioni stilistiche della ritrattistica riservata alle donne, per svolgere importanti lavori di storia e di pittura religiosa. Non temeva progetti di grande respiro, come la sua “Visita della Regina di Saba a Salomone”, un probabile ritratto di gruppo della famiglia Gonzaga di Mantova.

Il dipinto rimase per molti decenni nei magazzini della National Gallery of Ireland, fino a quando Matthew, in collaborazione con squadre di restauratori dell’Istituto Centrale per il Restauro (ICR), Roma ha restaurato la tela. Sotto strati e strati di nero, è emerso lo stile unico del dipinto originario, che ci ha permesso d’identificare la mano di Lavinia Fontana.

Gian Paolo Zappi stesso operava come suo agente e come il suo assistente di studio, negoziando i contratti e completando alcuni dettagli delle opere, come i drappeggi e i costumi. Ciò può spiegare la notevole rigidità di posa che presentano alcune persone in questa composizione. Uno dei ritratti da lei dipinti si trova in una collezione privata nel Principato di Monaco..

Andrea Pozzo, 1642–1709, Illustrazione allegorica di una ritrattista donna. 

                                                       Giovanni Antonio Pellegrini, Venice1675-1741. Toilette di Bathsheba.

Olio su tela, National Gallery of Ireland. I lavori di conservazione rivelò una rielaborazione a pastello sulla superficie della composizione a olio di Pellegrini.Un possibile intervento di sua zia, Rosalba Carriera, che fu un importante ritrattista a pastello.

Quest’ultimo era lo scenario più comune nell’età dell’oro della pittura olandese. Sulla scena di Utrecht comparve l’importante pittrice Judith Leyster (1609-1660), ricordata soprattutto per essere stata membro della Corporazione degli Artisti di San Luca, ma anche perché fu moglie del grande artista Jan Molenaer, un altro artista di successo. Le sue opere sono state spesso scambiate per quelle di Frans Hals, almeno fino al XIX secolo, quando fu riscoperta e le sue tele furono correttamente identificate. È interessante notare il calo rilevante della quantità, e del formato, dei suoi dipinti in seguito al matrimonio con Jan Miense Molenaer, probabilmente a causa dei suoi impegni domestici.

Judith Leyster, Haarlem 1609-1660. Ragazza che suona uno strumento musicale. Conosciuta per i suoi ritratti di genere e di figura. Questi ultimi raffiguravano spesso giovani suonatori.

Fu la ritrattistica dell’Alto Rinascimento a segnare una svolta e un’emancipazione per le pittrici, che riuscirono a crearsi una vera e propria nicchia. Artiste di spicco del Rococò come Rosalba Carriera, Elizabeth Vigée-Lebrun e, più tardi, l’anticonformista Rosa Bonheur, divennero artiste importanti per il pubblico aristocratico e borghese. Le donne hanno dominato questa sezione del mercato dell’arte fino al XX secolo. Il più delle volte creazioni ritratti di donne e bambini, permisero loro, tra cui, Gwen John, sorella di Augustus John, di perseguire una carriera artistica, e di raggiungere l’indipendenza economica e artistica. Questa tendenza divenne particolarmente evidente tra le due guerre mondiali in Irlanda, specialmente con le artiste d’avanguardia come Evie Hone, Norah McGuinness e Mainie Jellett.

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